venerdì 29 agosto 2008

B come Baby Paloschi

Se non è Davide contro Golia poco ci manca. Sta di fatto che al Tardini, nell'anticipo della prima giornata di serie B, il Rimini dell'esordiente Selighini riesce nell'impresa di bloccare sull'1-1 il favoritissimo Parma di Cagni. Che in A i padroni di casa se ne vogliano tornare il più presto possibile lo si capisce già nei primi 5 minuti, quando l'ex genoano Leon sfiora la traversa su punizione e Lucarelli fugge sulla trequarti concludendo però debolmente. Un Parma avanti tutta che subisce inevitabilmente i contropiede del Rimini con Docente (chiude Paci in scivolata) e Ricchiuti (destro alto), ma che alla mezz'ora non perdona l'ingenuità degli ospiti: al 30', su azione di corner, in area c'è il solito walzer di trattenute; l'arbitro Tagliavento vede quella di Milone su Lucarelli, calcio di rigore, che lo stesso centravanti ex Livorno trasforma per l'1-0 gialloblù. A due minuti dall'intervallo, però, l'improvvisa reazione del Rimini: dai 20 metri Bashà fa partire una cometa che sorprende Pavarini per l'1-1. A inizio ripresa Cagni getta nella mischia Paloschi al posto di Kutuzov. Il 18enne appena arrivato dal Milan in comproprietà si vede prima annullare un gol per fuorigioco dopo una discesa devastante di Reginaldo sulla destra, poi svanire una ghiotta occasione quando tra il suo colpo di testa e la rete c'è di mezzo un reattivo Agliardi. Alla mezz'ora, ancora Paloschi (che mostra una disinvoltura da veterano) cerca il vantaggio in mezzagirata e ancora Agliardi gli dice di no. L'ultimo sussulto è al 93' ed è sempre lo scatenato Paloschi a rendersi pericoloso ma, nonostante una prestazione eccellente, non riesce a pungere: sinistro fiacco. Tra Davide e Golia finisce 1-1. Il Rimini sorride, il Parma un po' meno.

Guarda il servizio sul sito del TG5

(srv Studiosport - edizione notte, All Sport News e TG5 edizione notte/mattina del 30 agosto 08)

giovedì 28 agosto 2008

Tutti dentro!

Sarebbe un po' come stravolgere i massimi sistemi del mondo. Ma se potesse, altro che il modulo di gioco: Ancelotti cambierebbe volentieri le regole del gioco. Il gioco del calcio, che fin dalla notte dei tempi si disputa in 11 e che invece, dal giorno del ritorno di Shevchenko, Carletto rivoluzionerebbe allargando il numero dei partecipanti magari a 15. Così in campo ci butterebbe dentro tutti i suoi attaccanti, senza lasciar fuori nessuno e facendo la felicità dei tifosi alle prese in questi giorni con un appassionatissimo toto-punte per capire chi tra Ronaldinho, Pato, Shevchenko, Seedorf e Inzaghi giocherà domenica contro il Bologna. In questo esubero di campionissimi, Kakà (che rientrerà solo dopo la sosta di campionato a metà settembre), Borriello (ancora in fase di recupero dopo l'operazione al menisco) e Paloschi (ceduto al Parma), rappresentano tre imbarazzi in meno. Ma i piacevoli dubbi restano. Perché, messo provvisoriamente in soffitta l'adorato albero di Natale che sembrava non conoscere stagione, nel nuovo e spregiudicato 4-2-3-1 di Ancelotti c'è posto per ben quattro attaccanti. E l'intenzione dell'allenatore è di esordire in campionato, equilibri permettendo, proprio con questo modulo alla Real Madrid. Crescono le quotazioni di Ronaldinho, che in allenamento dispensa entusiasmo ed è tornato da Pechino in buona forma. Non si può dire lo stesso di Pato, col morale basso per un bronzo che gli sta stretto e con qualche chilo di troppo. Shevchenko deve ancora trovare una condizione fisica accettabile. Condizione raggiunta invece da Inzaghi. Per non parlare di Seedorf, in forma da urlo. E allora largo alla fantasia, con una linea offensiva a 3 composta da Ronaldinho, Seedorf e Pato dietro l'unica punta Inzaghi. Oppure, se proprio all'ultimo la nostalgia dell'albero di Natale prendesse il sopravvento, Ronaldinho e Seedorf in appoggio a Inzaghi o Sheva. Adesso che il Milan è stato raggiunto dal Boca sulla vetta dei club più titolati al mondo, è giusto che Ancelotti sprema tutta la sua fantasia. Per far sì che campionato e Coppa Uefa non rimangano dei sogni.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 28 agosto 08)

Strane voglie

A Milanello non pretendono di certo che scatti come Usain Bolt. Ma quei chiletti di troppo messi su da Pato durante il soggiorno olimpico preoccupano non poco Ancelotti. Se il problema fosse solo il pancione, Milan Lab avrebbe già trovato la soluzione, come con Ronaldo e Ronaldinho. Ma il problema del 18enne brasiliano è anche e soprattutto nella testa: il suo apparecchio non luccica più come al suo arrivo in rossonero un anno esatto fa. Il Papero è triste, psicologicamente con le ali a terra perché quella medaglietta di bronzo conquistata a Pechino gli sta così stretta quasi da strozzarlo. E gli girano pure i cosiddetti ripensando al ct Dunga che, durante la rassegna, prima lo ha schierato titolare poi lo ha spedito in panca senza troppi convenevoli. Con Kakà pronto non prima di metà settembre, Emerson che lavora a testa china, Dida abbacchiato perchè Abbiati ormai i pali glieli ha scippati definitivamente, di musi lunghi brasiliani a Milanello ce ne sono fin troppi. E allora l'entusiasmo arriva tutto da Ronaldinho, tornato da Pechino con un pizzico di delusione per l'oro mancato, certo, ma con una voglia matta di riscatto. Una voglia matta a cui la nostra redazione ha dedicato uno speciale (disponibile da domani) che ripercorre la carriera del fenomeno gaùcho fin dai suoi inizi. Dihno sta bene, segna in partitella, scalpita per un posto da titolare domenica contro il Bologna a San Siro. Ci spera pure Shevchenko, voglioso di smentire chi lo dà per finito. Guardate un po'. Seedorf sembra dirgli scherzosamente "Ma te la senti di giocare ancora?" E Sheva: "Scherzi? Guarda come sono in forma!" Sia lui che Pato non scatteranno come Usain Bolt. Ma chissenefrega: per Ancelotti l'importante è che scattino e basta.

(srv Studiosport - edizione 13 e All Sport News del 28 agosto 08)

mercoledì 27 agosto 2008

Tutto pronto

"Oggi è stata una giornata importante a Milanello, una giornata che ha visto il ritorno di Kakà e Borriello sul terreno di gioco. I due infatti hanno sì continuato a lavorare a parte rispetto al gruppo, ma sono tornati a correre e a svolgere esercizi fuori dalla palestra. Kakà sarà a disposizione di Ancelotti dopo la sosta di campionato a metà settembre, tempi più lunghi invece per Borriello. Da registrare anche il lavoro differenziato effettuato da Philippe Senderos, al primo allenamento in rossonero, e quello di Gianluca Zambrotta. Alla partitella 11 contro 11 a tutto campo hanno partecipato regolarmente anche Gattuso e Inzaghi, totalmente recuperati dai rispettivi acciacchi e fra i convocati per la prima di campionato contro il Bologna a San Siro. E domenica, per la gioia dei tifosi rossoneri, Ancelotti potrebbe schierare il tandem offensivo Shevchenko-Ronaldinho. Sul brasiliano c'erano dubbi più piscologici che fisici: l'ex di Barcellona è tornato da Pechino affaticato ma soprattutto deluso per una medaglia di bronzo che gli sta un po' stretta. Ma Ancelotti sembra intenzionato a farlo esordire a fianco di Sheva per ridare così entusiasmo a tutto l'ambiente rossonero".

(collegamento telefonico in diretta da Milanello per Serie A News del 27 agosto 08)

Hai voluto la bicicletta?

Adesso sono proprio cavoli suoi. Adesso non ci sono più scuse. Adesso Ancelotti deve vincere il campionato. Punto. Così ha ordinato Galliani, così vogliono i tifosi rossoneri. Perché Carletto tra le mani ha l'oro, anzi tre palloni d'oro: Kakà, Ronaldinho e il figliol prodigo Shevchenko. Un attacco completato da Pato, un attacco più da fantascienza che da Fantacalcio. Senza dimenticare Seedorf (in forma smagliante) e Borriello (in fase di recupero) e Pippo Inzaghi. Con tutto questo traffico là davanti si capisce perché Paloschi ha preso la strada per Parma (ceduto in comproprietà). Può quindi guardare avanti con ottimismo Ancelotti, perché l'arrivo di Senderos lo fa sentire con le spalle coperte in una difesa che potrebbe diventare orfana di Oddo, dato fra i papabili partenti: secondo l'Equipe, il Milan avrebbe dato l'ok per il trasferimento del terzino al Lione, resterebbe da capire se in prestito o a titolo definitivo. A centrocampo invece l'indiziato a fare le valige è Brocchi: lo vuole la Lazio. Col mercato in uscita quasi ultimato, a Milanello i pensieri sono rivolti unicamente alla prima di campionato contro il Bologna a San Siro. Anche se, a quattro giorni dal pronti via, alcuni dubbi persistono e provengono dai protocolli di Milan Lab: se Gattuso e Inzaghi hanno recuperato dai rispettivi acciacchi e sono arruolabili per domenica, lo stesso non si può dire di Nesta, Kakà e Borriello che oggi hanno proseguito il lavoro di recupero all'interno della palestra. Il primo a rientrare fra i tre è il brasiliano, atteso dopo la sosta del campionato a metà settembre. Dubbi non tanto fisici quanto psicologici sono quelli legati a Ronaldihno, che i tifosi sognano di vedere in campo già domenica. L'ex di Barcellona è tornato da Pechino un po' affaticato ma soprattutto deluso per una medaglia di bronzo che gli sta stretta quanto il buco di un imbuto. Ma Ancelotti sembra intenzionato a schierarlo dal primo minuto a fianco di Pato e Seedorf. Poi quando torneranno Kakà e Borriello, e Sheva avrà raggiunto una forma fisica accettabile, in attacco ce ne sarà per tutti i gusti. A Carletto il compito di trovare il mix più gustoso. Cavoli suoi.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 27 agosto 08)

martedì 26 agosto 2008

Sorridi al Milan!

Se ci sono annate della vita che difficilmente si dimenticano, Philippe Senderos l'annata 2005/2006 non riesce ancora a levarsela dalla testa. Non ci riesce per il rimpianto di aver saltato, a causa di un infortunio, la finale di Champions League persa contro il Barcellona 2-1: forse, con lui al timone della difesa, il suo Arsenal non sarebbe affondato sotto i colpi di Eto'o e Belletti. E la vasca di rimpianti trabocca quando, almanacco alla mano, gli fai notare che in quell'edizione, alla voce gol subiti, per 10 partite di fila c'è uno zero tondo tondo. Record assoluto per la Champions. Un'impresa di cui Senderos, pilastro della retroguardia dei Gunners, fu uno degli artefici principali con chiusure e rilanci alla Franco Baresi. Impresa interrotta proprio in finale, che lui non giocò. Ha il viso corrucciato Philippe Senderos, ma non solo ripensando a quell'occasione mancata. 23 anni, svizzero di madre serba e padre spagnolo, se da un lato è un putpurrì di nazionalità così diverse fra loro, dall'altro Senderos è un tutto unico di quiete e riservatezza. O almeno questo sembra esprimere il suo sguardo sempre così bieco, un po' da cane bastonato. In campo però è lui a bastonare gli attaccanti che mettono il muso dalle sue parti e che si trovano al cospetto di un mister muscolo alto 1 e 90, un difensore ruvido ma dotato di buona tecnica (pure col vizio del gol). Nel 2003 Wenger chiede e ottiene dal suo club di prenderlo dal Servette appena maggiorenne e lo fa diventare uno dei difensori più forti della Premier. Senderos ha scelto la Svizzera come Nazionale (31 presenze), con cui ha partecipato ai Mondiali tedeschi e ai recenti Europei giocati in casa. Con gli elvetici fuori al primo turno, non c'è stato molto da ridere. Ma Philippe, visto il carattere, non avrebbe riso comunque.

(Studiosport - edizione 13 del 26 agosto e Serie A News e Calciomercato del 25 agosto 08)

venerdì 22 agosto 2008

Che noia, beviamoci sopra

A dire il vero, di birra in corpo nessuna delle tre ha dimostrato di averne molta. Ma se proprio bisogna brindare a 10 giorni dall'inizio del campionato, a farlo è la Juventus, che nel triangolare del Trofeo Birra Moretti batte ai rigori Napoli e Milan davanti ai 50mila presenti al San Paolo.
Si parte con Juventus-Napoli. E partono subito forte le ambizioni di Amauri, che a fare il vice-Del Piero o Trezeguet proprio non ci sta. Così, nel primo minitempo, l'ex-palermitano manda due messaggi chiari a Ranieri: al 10' risponde signorsì al cross di Rossi ma la capocciata è fuori misura; 4 minuti dopo, entra in area ma la trattenuta di Rinaudo importuna il suo destro facilitando il compito a Iezzo. Niente da fare per Amauri. E nemmeno per Rinaudo, che al 26' sale in cielo ma a porta sguarnita riesce nell'impresa di recapitare la palla agli angeli. Finisce 0-0, perché in chiusura De Zerbi (su punizione) e Giovinco (in percussione) alla porta fanno il solletico e nulla più. Ai rigori, Chimenti para su De Zerbi e Vitale e regala la vittoria alla Juve. Gli uomini di Reja sfidano così il Milan, che in attacco si affida alla coppia Inzaghi-Paloschi. Mentre al 5' il 18enne bisticcia col pallone che non rimbalza come lui vorrebbe e spara alto, il Napoli ne approfitta per andare a stuzzicare Dida. Ma Maggio prima e Russotto poi hanno pietà per il portiere brasiliano che non si esime dalle solite figuracce. Non ha pietà e fa un figurone invece Paloschi al 44': cross di Viudez (subentrato a Inzaghi) e gol di testa: Milan batte Napoli 1-0.
L'ultima sfida vede ancora Ranieri di fronte ad Ancelotti, come al Trofeo Berlusconi. E come vuole l'attuale legge rossonera dell'alternanza fra i pali, Dida fa posto a Kalac. Se al pronti via è reattivo su Amauri, 5 minuti più tardi l'australiano viene graziato da Tiago ma soprattutto da Pasquato, che da posizione di penalty spedisce direttamente su Marte. Poi i ritmi si spengono sullo 0-0 e ai rigori vince la Juventus 5-4. Il Moretti-12esima edizione va per la sesta volta ai bianconeri. Che brindano al campionato ormai alle porte.

Guarda il servizio sul sito del TG5

(srv TG5 - edizione notte/mattina del 21 luglio 08)

mercoledì 20 agosto 2008

L'altro azzurro

Tra la foto di Fabio che solleva la Coppa del Mondo a Berlino e quella, sempre di Fabio, che si coccola il Pallone d'oro a Parigi, mamma e papà Cannavaro erano già pronti con chiodo e martello ad appendere alla parete il quadretto che ritrae il secondogenito Paolo al suo debutto con la maglia dell'Italia il 13 ottobre scorso. Peccato che a Siena, nell'amichevole contro il Sudafrica, l'allora ct Donadoni non gli regalò nemmeno un minuto di campo, così il quadretto della sua prima presenza nella Nazionale Maggiore rimarrà nel cassetto finché Lippi non si accorgerà di lui. Aspettando l'azzurro Italia, Paolo Cannavaro si gode l'azzurro Napoli, un Napoli tornato in Europa dopo 14 anni e che domani al Trofeo Birra Moretti, in un San Paolo gremito, farà le prove generali di campionato contro Juventus e Milan: "Siamo messi bene in tutti i reparti, sono certo che faremo grandi cose. Insomma, sono ottimista". A Napoli hanno ancora negli occhi la magica serata del 27 ottobre scorso, 3-1 dei partenopei sulla Juve. Capitan Cannavaro, domani sera, vuole la replica: "E' stata una partita fantastica che ricordiamo ancora con emozione. Speriamo di ripeterci domani".

(srv Studiosport - edizione 13 e All Sport News del 20 luglio 08)

A tutta birra

Con questo Napoli tornato in Europa dopo 14 anni c'è più gusto contendersi il Trofeo Birra Moretti, giunto alla sua dodicesima edizione. Ancelotti infatti già sogna una finale di Coppa Uefa contro gli uomini di Reja: "Perchè no? Arrivare fino in fondo e incontrare il Napoli sarebbe bello. E' un augurio per loro e ovviamente per noi". Domani allo Stadio San Paolo il Milan prenderà il posto dell'Inter, vincitore dell'ultima edizione. Ma non è l'unica novità di questo prestigioso triangolare: ci sarà anche una telecamera che entrerà negli spogliatoi per consentire ai telespettatori di seguire in direttissima il prepartita, un po' come al Grande Fratello. E tocca alla Juventus svelare i suoi segreti. Una Juventus che però non nasconde di andare alla ricerca del riscatto dopo il pesante 1-4 rimediato contro il Milan al Trofeo Berlusconi. Poi tra 11 giorni inizia il campionato e non saranno più ammessi passi falsi. Intanto l'allenatore bianconero Ranieri si vuole godere la splendida cornice del San Paolo, sempre gremito per le grandi occasioni: "Tornare a Napoli è sempre bello, ho tanti amici qui. E poi i tifosi sono sempre così caldi e rendono questo stadio qualcosa di spettacolare". A Napoli hanno ancora negli occhi la magica serata del 27 ottobre scorso, anticipo della nona giornata, 3-1 degli azzurri sulla Juve. Ripensando a quella partita, capitan Cannavaro guarda alla sfida di domani sera con grande ottimismo: "Siamo attrezzati per fare bene sia in campionato che in coppa. E contro la Juve spero che giovedì finisca come l'ulitma volta, una serata fantastica".

(srv All Sport News del 20 luglio 08)

martedì 19 agosto 2008

In attesa di altre chiamate

6 6 6. Non è il numero del diavolo, ma sono i 6 ori, i 6 argenti e i 6 bronzi fin ora conquistati dall'Italia al secondo e ultimo giro di boa dell'Olimpiade di Pechino. E se 18 medaglie non sono un numero da paradiso (visto che le 65 vinte dagli Stati Uniti e le 61 dalla Cina sembrano roba dell'altro mondo) rappresentano comunque un motivo per gioire e andare fieri dei nostri campioni saliti sul podio. Un podio che fin ora si sta tingendo di rosa: è Tatiana Guderzo (bronzo nel ciclismo su strada) ad aprire la marcia trionfale tutta al femminile proseguita con Giulia Quintavalle (oro nel judo). Poi toccava alla leggenda vivente della scherma Valentina Vezzali (terzo oro olimpico nel fioretto individuale) che poi darà una mano alla Granbassi, alla Trillini e alla Salvatori per la conquista del bronzo a squadre. Chiara Cainero (oro nel tiro a volo) è impeccabile quanto Federica Pellegrini (oro nei 200 stile libero), la prima donna italiana a vincere il metallo più prezioso nelle vasche olimpiche. Non da meno gli uomini: ecco allora il bronzo di Salvatore Sanzo nel fioretto, quello di Montano, Tarantino, Pastore e Occhiuzzi nella sciabola a squadre e soprattutto l'oro di Matteo Tagliariol nella spada, che fa vedere ai francesi di essere lui il vero D'Artagnan: la scherma, si sa, è sempre stato il principale serbatoio di medaglie per l'Italia. Un'Italia trascinata dalle palate di Agamennoni, Galtarossa, Raineri e Venier (argento nel canottaggio) e sedotta dalla forza erculea di Andrea Minguzzi (oro nella lotta grecoromana) che solleva come un quaderno l'ungherese Fodor. 6 6 6: 18, fin ora, le medaglie azzurre, sperando che domenica diventino molte di più. Chissà che anche il diavolo non tifi per noi.

(srv TG4 del 18 agosto 08)

giovedì 14 agosto 2008

Felice e contento

Come è andata finire l'odissea Lampard, l'uomo indeciso tra le pioggerelline londinesi e la nebbia milanese? Ve lo dice l'amministratore delegato del Chelsea Peter Kenyon: "Con grandissima soddisfazione vi annuncio oggi che Frank ha accettato di firmare il nuovo contratto che lo legherà al Chelsea per i prossimi cinque anni". Per il sito ufficiale dei Blues quella di Lampard è proprio "La decisione giusta". Moratti e Mourinho devono farsene una ragione, quasi impietosa: il centrocampista inglese a Milano non solo non ci metterà piede quest'anno ma neppure il prossimo, quando il patron dell'Inter avrebbe potuto rapirlo a parametro zero. Ma tant'è. Lampard ha scelto l'usato sicuro, un usato che funziona benissimo da sette anni: "Sono davvero felice di aver accettato la proposta della società e di aver firmato il contratto. C'è voluto del tempo, ma alla fine siamo riusciti a trovare un accordo soddisfacente per entrambi. Qui al Chelsea ho vissuto sette anni fantastici e voglio essere parte importante anche per i prossimi cinque. La mia intenzione è di terminare la mia carriera a Londra". Tra i suoi perchè c'è anche la scomparsa della madre, stroncata da una polmonite nell'aprile scorso: tifosi e società gli sono stati accanto, lui non poteva tradirli. Così da Abramovich è arrivato anche il premio fedeltà: quinquiennale da 9 milioni e mezzo di euro lordi a stagione, praticamente il doppio di quello che percepiva fino a ieri. Un malloppo che lo piazza tra i giocatori più ricchi della Premier. Tutto bene quel che finisce meglio. Meglio per Frankie.

(srv All Sport News del 14 agosto 08)

mercoledì 13 agosto 2008

Affacciati alla finestra

Assorbita la batosta Tottenham, ora c'è il Frosinone (con capitan Totti di nuovo in campo dopo l'infortunio al ginocchio del 19 aprile) ed è ancora amichevole. Poi il tempo dei provini sarà scaduto e sul suo calendario Luciano Spalletti ha già segnato tre date, tre appuntamenti da non fallire: 24 agosto - Supercoppa contro l'Inter a San Siro, 31 agosto - prima di campionato contro il Napoli in casa, 1 settembre - chiusura del mercato. Ecco, Spalletti vorrebbe evitare di ridursi all'ultimo per avere quei benedetti rinforzi che da tempo chiede e che, qualora arrivassero già nei prossimi giorni, lui getterebbe volentieri nella mischia contro Inter e Napoli. Ma l'allenatore giallorosso ai microfoni di Roma Channel conferma la fiducia alla società. "Non sono preoccupato perchè sono sicuro che i rinforzi arriveranno. E comunque io mi fido ciecamente dei miei giocatori, gli stessi che hanno fatto bene l'anno scorso". I giocatori sono gli stessi della scorsa stagione, certo. Tranne Mancini. "E' vero, però voglio ricordare che abbiamo la finale di Coppa Italia anche senza Amantino. E poi non è mica andato via solo lui, è partito anche Giuly". Ma prima o poi un attaccante a Trigoria dovrà pur arrivare. Suazo dall'Inter, per esempio. "Suazo ci interessa, lo seguo attentamente da diverso tempo, ma a decidere se puntare su di lui o meno è la società". Poi c'è sempre il tormentone Julio Baptista. Ma, contrariamente a quanto trapelato da alcune agenzie, nessun dirigente romanista nelle ultime ore sarebbe volato a Madrid per portarsi a casa la Bestia. "Per dirigente intendi Pradè? Guarda, Pradè è là, affacciato alla finestra, lo vedi? A meno che non sia volato e sia già tornato qui in pochi secondi. Ma tu guarda là e vedi Pradè che ti saluta dalla finestra".

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 13 agosto 08)

martedì 12 agosto 2008

Al botteghino vinco io

Come sono lontani i tempi in cui le tessere piovevano dal cielo come coriandoli a Carnevale. I tempi di Maradona per intenderci, quando lo stadio San Paolo ogni domenica straripava di 70mila abbonati. Nella piramide degli introiti delle società la sottoscrizione dell'abbonamento da parte del tifoso equipaggiato di sciarpa e bandiera occupa ormai gli ultimi gradini. Ma se poi in Italia sbarca uno alla Maradona, la voglia di tornare allo stadio si riaccende: il 16 luglio scorso, giorno dell'arrivo di Ronaldihno al Milan, la sede di via Turati faceva il pieno di 5.230 tessere in sole 24 ore.
E oggi conta oltre 36mila tessere, 2mila in più rispetto allo stesso periodo di un anno fa, quando i rossoneri erano freschi campioni d'Europa. Il brasiliano coi dentoni attrae non solo più della coppa dalle orecchie a sventola ma anche dello sguardo ombroso di Mourinho: in questo derby delle tessere, l'Inter è sotto, con 30.280 abbonamenti (persino in calo di 225 unità rispetto all'anno scorso).
Da Milano a Torino, dove tra Juventus e Toro non c'è storia nonostante in città il tifo prevalente sia quello granata: se i bianconeri sono a quota 17.770 (700 tessere in più dell'estate passata) e si avviano verso fine campagna, il Toro ha chiuso la fase di prelazione solo venerdì scorso e oggi conta 12.400 abbonati, con un decremento di 500: segno che le due ultime stagioni anonime hanno un po' deluso i tifosi.
A Genova non te lo aspetti: nonostante non ci sia più Borriello ad infiammare la Nord, Genoa batte Sampdoria 18.500 a 18.200. Ci si aspettava di più dal club blucerchiato, forti dell'effetto Cassano che ha rinnovato il contratto con Garrone; mancano però solo 59 tessere per eguagliare il numero di sottoscrizioni dell'anno scorso.
Nella Capitale, la Roma è stabile sulle 28.000 sottoscrizioni come 12 mesi fa, mentre la Lazio a sorpresa, coi tifosi concentrati solo sul campionato (gli uomini di Delio Rossi sono infatti fuori da qualunque competizione europea), impenna a 21.000 abbonamenti: lo scorso anno, con la squadra in Champions, erano 14.000. Fare un pronostico al botteghino è difficile quanto prevedere ciò che accade sul campo. Le campagne abbonamenti chiudono il 31 agosto o in alcuni casi nelle prime settimane di settembre. Quel che è certo è che le tessere comunque non piovono più a dirotto come ai tempi di Maradona.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 12 agosto 08)

lunedì 11 agosto 2008

Quando l'estate si fa caliente

Fino alla sfida con il Liverpool disputata all'Anfield Road, quella dei biancocelesti è stata un'estate tranquilla, caratterizzata da una sfilza di test, come contro il Padova o gli arabi dell'Ah Hilal, anche troppo alla portata e quindi non molto indicativi. L'estate caliente per Delio Rossi inizia proprio in Inghilterra contro i Reds, nella prima amichevole di un certo spessore, persa solo al 93'. In Inghilterra la Lazio ha dimostrato di avere personalità (Carrizo e Pandev su tutti) e avrebbe meritato il pareggio (vedi il gol misteriosamente annullato alla giovane promessa Mendicino). Unico neo, la prestazione insufficiente di Matuzalem, ancora estraneo alla manovra laziale. Due giorni dopo in Portogallo, invece, la sconfitta per 2-1 con il Porto ha fatto riemergere le lacune già viste nel campionato scorso, come una difesa colta impreparata dagli avversari in contropiede e un attacco timido quando si tratta di arrivare al dunque (gol di Ledesma su punzione a parte). I Dragoes sono più freschi, ma questo non giustifica una Lazio poco lucida nelle idee e involuta sul piano atletico. Un passo indietro che non fa sorridere Delio Rossi in vista dell'amichevole contro i greci del Paok Salonicco all'Olimpico, dove i biancocelesti debutteranno di fronte al proprio pubblico. Rossi cerca il riscatto affidandosi ai numeri di Goran Pandev.

(srv All Sport News dell'11 agosto 2008)

domenica 10 agosto 2008

Allergia d'oltre confine

"Le difficoltà sono sempre le stesse: con una difesa decimata e un attacco spuntato putroppo le cose per ora vanno così ma adesso le amichevoli sono finite". Che il Milan quest'anno non si giocherà la Champions ma si dovrà accontentare della Uefa è cosa nota. Ma che nel giro di 10 giorni il Milan sia diventato intollerante alle sfide europee, per l'ambiente rossonero abituato (e bene) a imprese come le finali vinte a Manchester e ad Atene, è cosa a dir poco assurda. Perché proprio a Manchester contro il City (possibile avversaria in Coppa Uefa), gli uomini di Ancelotti collezionano il terzo ko consecutivo in amichevoli internazionali. E oltre alla sconfitta, l'altro comune denominatore è un attacco ancora all'asciutto, fermo alla doppietta-strapazza-Juve firmata Clarence Seedorf nel Trofeo Tim: l'olandese cerca di dare verve al reparto offensivo, che però sciupa un paio di ghiotte occasioni con Paloschi. Il 18enne è troppo precipitoso sotto porta e viene sostituito a inizio ripresa con Viudez, al suo debutto in rossonero: prestazione senza infamia e senza lode, ma Ancelotti è soddisfatto della prova dell'uruguaiano: "Ha fatto delle buone cose, ma ha solo 18 anni e fino a ieri giocava in Uruguay: non è semplice per nessuno fare un salto del genere e arrivare in una grande squadra come il Milan, quindi ora come ora è impossibile esprimere giudizi". La porta girevole del Milan prevedeva tra i pali il rientro di Dida: nuovo look, e forse anche nuova vita. Perché sul gol bello e impossibile di Bojinov non ha colpe e durante la gara il brasiliano ha dimostrato una certa tranquillità, tranne nell'uscita sciagurata su Vassel che avrebbe meritato il rigore: "Deve abituarsi a giocare, ma oggi è stato concentrato e sicuro". Bene Dida, bene Gattuso (che dà segnali di risveglio), bene anche Flamini (difensore aggiunto in occasione del tiro ravvicinato del solito Bojinov), ma contro il Manchester City queste note positive non bastano per interrompere il trend negativo. Riscatto rimandato quindi alla sfida di domenica 17 contro la Juve per il Trofeo Berlusconi, a cui prenderà parte Inzaghi (che ha ripreso gli allenamenti dopo un infortunio muscolare), l'unico che per ora che abbondona l'infermeria: Kaladze è stato ad Anversa dal dottor Martens (ginocchio ok, solo affaticato), mentre il tendine rotuleo di Kakà e la schiena di Nesta continuano a fare le bizze.

(srv All Sport News del 10 agosto 08)

sabato 9 agosto 2008

Come si dice sconfitta in inglese

La differenza è di quattro gol, la sostanza è la stessa: ancora una sconfitta che parla inglese. 0-5 contro il Chelsea a Mosca, 0-1 contro il Manchester City in Inghilterra. Tra Olimpiade ed infortuni vari non ci sono Ronaldihno, Pato, Kakà, Nesta, Kaladze, Inzaghi e Borriello. Assenze (pur pesanti) che però non giustificano un Milan, quello andato in scena al City of Manchester Stadium per il Trofeo Thomas Cook, che davanti non sfigura ma dimostra di avere incertezze quando si tratta di chiudere dietro il bagagliaio, lasciato sistematicamente aperto. E gli attaccanti avversari (vedi Anelka 6 giorni fa e Bojinov stasera) ci saltano su che è un piacere. Ancelotti le prova tutte: il ritrovato Dida per Kalac, Flamini al posto di Pirlo, spostato sulla trequarti con Seedorf al posto di Kakà, Paloschi a fare l'Inzaghi o il Pato che sia.
Su un manto erboso che sembra un biliardo, Seedorf, al 6' minuto, dà il primo colpo di stecca: l'invito a Paloschi è di quelli che non si possono rifiutare ma il 18enne bresciano ha troppa fretta di arrivare al dunque e il suo tiro viene respinto da Hart. Al quarto d'ora sempre Seedorf passa la stecca a Pirlo, e se l'invito è ancora per Paloschi, la chisura è ancora del portiere inglese. Il Milan preme sull'acceleratore (con un Seedorf scatenato che verso la mezz'ora sfiora il vantaggio su cross di Gattuso), ma non guarda nello specchietto retrovisore. Così dalle retrovie al 23' spunta Elano, ma sulla sua strada trova il compagno Vassel a passeggio: scontro tra amici e quel che ne esce è un tiro svirgolato. Qualche secondo dopo Bojinov inizia a mandare messaggi di minaccia ai rossoneri: se infatti al 24' sul tiro del bulgaro (ex di Lecce, Fiorentina e Juve) c'è Flamini sulla linea (con Dida che travolge Vassel in area ma buon per il brasiliano che l'arbitro non vede tracce di rigore), al 38' sulla linea non c'è nessuno, o meglio c'è Dida, che però al sette non ci arriva: la palla, proveniente da fallo laterale, vaga in area sfiorando chiome e scarpini, fino a quando non si accomoda sul piede sinistro di Bojnov che confeziona con una prodezza l'1-0 per i padroni di casa. Nella ripresa dentro Oddo per Jankuloski e debutta l'uruguaiano Viudez al posto di Paloschi. I ritmi si abbassano e il Manchester City gioca a palla prigioniera: il Milan non punge e avrebbe bisogno dell'indulto per liberarsi dalle trame degli uomini di Hughes, che difendono senza affanni il gol di vantaggio fino al fischio finale. Compresa la sconfitta contro il Siviglia, per il Milan è il terzo ko consecutivo in amichevoli internazionali e domenica 17 a San Siro, per il Trofeo Berlusconi, c'è la Juve di Claudio Ranieri, ex allenatore del Chelsea. Ancelotti, vocabolario alla mano, si prepari: c'è sempre di mezzo l'inglese.

Guarda il servizio sul sito di Sport Mediaset

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 9 agosto 08)

venerdì 8 agosto 2008

Prima e doping

Tra i fuochi d'artificio scagliati nel cielo di Pechino c'è anche una freccia che potrebbe non perdersi nel vuoto. Proprio nel giorno del via ai Giochi, l'accusa lanciata dal capo delegazione della scherma in Cina, Andrea Cipressa, è pesante, pesantissima: "Forse si voleva dopare tutta la squadra italiana di scherma", afferma senza riserve il dirigente federale. Il riferimento è alla positività di Andrea Baldini, riscontrata durante un controllo antidoping agli europei di Kiev del mese scorso, che ha portato all'esclusione del fiorettista leader del mondiale. E al ripescaggio di Andrea Cassarà, che ora vive da separato in casa. Cipressa è convinto che Baldini sia stato vittima di un complotto e punta il dito verso una Nazionale avversaria, una nazionale pronta a mettere sostanze illecite nelle borracce dei rivali, come - sempre secondo Cipressa - sarebbe successo a Baldini. Nomi non ne fa, ma quel che è certo è che in casa Italia non c'è sport come la scherma in grado di arricchire il medagliere degli azzurri. Ma alla vigilia del debutto all'Olimpiade cinese (domani con Gioia Marzocca e Ilaria Bianco inizia l'avventura della sciabola) la scherma italiana arriva con i nervi tesi.

(srv Studioaperto dell'8 agosto 08)

Gli anni di Cristo

Alla prima visita medica che sosterrà in giallorosso, Josè Ignacio Castillo dica 33 con gioia e tirando un sospiro di sollievo: con gioia perché alla non più tenera età di 33 anni - li compirà a novembre - esordirà in serie A dopo una lunga trafila nelle serie minori, tirando un sospiro di sollievo perché il ds del Lecce Angelozzi è riuscito a strapparlo al Pisa per 1 milione e mezzo di euro dopo un'estenuante trattativa durata circa un mese. Se fino a ieri, con Tiribocchi e il nuovo acquisto Cacia in attacco, Mario Beretta poteva ritenersi più che soddisfatto, oggi l'allenatore dei salentini può fare salti di gioia perché la società gli ha regalato un altro attaccante mica da ridere, che sarà pure stagionato ma che conosce la via del gol come le sue tasche: lo scorso campionato di B col Pisa 21 reti in 39 gare. Castillo detto Nacho, argentino di Laprida, ama la sua terra natia ma ha un debole per la Puglia: nel 2001, a 26 anni, sbarcava in Italia al Brindisi (serie D), che a suon di gol contribuì a promuovere in C2. Causa mancanza del passaporto italiano (la legge non permette l'ingaggio di extracomunitari alle società di C) Castillo deve lasciare il Brindisi e va alla Nuova Nardò. Poi Vigor Lamezia, Gallipoli (per due stagioni) e il salto in B al Frosinone. Squadre diverse, comun denominatore: il gol, Castillo infatti va sempre in doppia cifra. Al Pisa confeziona un'annata da urlo che gli vale il forte interessamento del Lecce, il ritorno in Puglia, un contratto triennnale da 400euro a stagione e, a quasi 33 anni, l'esordio in A. Un esordio insperato. Castillo dica 33. Il colpo di tosse, invece, gli verrà per l'emozione.

(srv All Sport News dell'8 agosto 2008)

20.08 ore locali

8-8-2008. Ci siamo. Tra poche ore fiaccola e braciere s'incontreranno allo Stadio Olimpico di Pechino per dare il via ai Giochi. Ma cosa vorrà comunicare la Cina al mondo intero nel giorno della cerimonia d'apertura? Qualunque cosa sia, lo dirà con l'ultimo misterioso tedoforo. Anche se l'idenkit comincia ad essere un po' meno segreto: 6 medaglie olimpiche e 4,35 miliardi di yuan di affari ogni anno, curriculum che porta al ginnasta-capitalista Li Ning, il volto della Cina che vuol affascinare il mondo nello sport e conquistarlo nei mercati. Svelato invece dal direttore del comitato organizzatore Zhang Heping il canovaccio della cerimonia, che si snoderà attraverso tre temi: la bellezza olimpica, lo splendore della civiltà e la grandezza dei tempi. Un'esibizione dagli altissimi contenuti coreografici, degna vetrina dell'antica e secolare storia della Cina. Dopo la sfilata degli atleti sarà la volta dell'accensione della fiamma olimpica, il momento più emozionante della cerimonia, mentre il cielo grigio di Pechino si tingerà degli spettacolari fuochi d'artificio (di cui la Cina è patria), con la speranza degli organizzatori che la pioggia risparmi questa giornata di festa. Ma la vera preoccupazione sono gli eventuali attacchi terroristici, con minacce via internet provenienti da un gruppo islamico cinese a poche ore dal via: il sistema sicurezza sta vivendo momenti di tensione che si mescolano alla gioia per l'arrivo del giorno tanto atteso, l'8-8-2008, data scelta non a caso: per i cinesi l'8 è un numero magico. Speriamo che a questa 29esima Olimpiade porti davvero fortuna.

(srv Studiosport, All Sport News e TG5 notte/mattina dell'8 agosto 2008)

Parla lui

In casa rossonera è difficile capire se fa più male la pesante sconfitta rimediata contro il Chelsea oppure il ginocchio di Kakà i cui tempi di recupero predicano cautela. Sul caso del fantasista operato al menisco il 23 maggio scorso potrebbe partire addirittura una polemica interna destinata poi ad allargarsi ai medici della Federcalcio brasiliana, un po' come accadde con la vicenda-Ronaldo. Ma Clarence Seedorf assicura che si tratta di due faccende ben diverse: "Ricky è intelligente, sa gestirsi bene, e credo che prenderà tutto il tempo necessario per riprendersi al 100% e mettersi poi a disposizione della squadra e fare quel che ha sempre fatto". Kakà, quindi, non puo' rischiare di giocarsi la carriera. Carriera, quella di Seedorf invece, che non può essere messa in discussione dall'arrivo di Ronaldinho. Perchè avere in squadra un altro campione non può che rendere il Milan più competitivo: "In passato ho detto sempre che un giocatore come Ronaldinho è un giocatore con cui avrei voluto giocare da tanto tempo. Io avevo espresso solo una mia opinione, e cioè che il Milan avrebbe avuto bisogno di un altro tipo di rinforzo, poi tutti vorrebbero avere Ronaldinho, ho detto anche queste parole, giusto?". Capitolo difesa: la prestazione della difesa rossonera è stata a dir poco imbarazzante. Ma per Seedorf le partite importanti sono ben altre, anche se l'amichevole di domani contro il Manchester City arriva puntuale per voltare subito pagina: "Dispiace perdere le partite in generale, sapendo che l'importante è essere a posto dal 31 in poi: io credo che il discorso sia come abbiamo perso contro il Chelsea".

Guarda il servizio sul sito di Sport Mediaset

(srv All Sport News dell'8 agosto 2008)

mercoledì 6 agosto 2008

Il cielo è sempre azzurro

E' sempre e comunque la Nazionale Italiana di calcio. Di più: è la Nazionale Italiana Olimpica. Quella che, nella manifestazione sportiva per eccellenza, rappresenta tutto il calcio italiano e lotta per una medaglia con lo stesso orgoglio della Vezzali nella scherma o di Magnini nel nuoto. Peccato che lo sport più popolare del mondo sia sempre stato snobbato dagli organizzatori dei Giochi e, se dici Vittorio Pozzo, ti viene in mente l'Italia campione del mondo nel '34 e nel '38, ma non l'Italia medaglia d'oro all'Olimpiade di Berlino '36: nella Germania nazista Pozzo mette su una squadra di studentelli e, grazie ai gol decisivi del capocannoniere del torneo Annibale Frossi (ala dell'Ambrosiana-Inter che giocava con gli occhiali da vista), conquista la medaglia d'oro, battendo in finale l'Austria 2-1 ai supplementari: in quell'occasione, tra il primo e secondo tempo Pozzo non porta gli azzurri negli spogliatoi ma li fa restare in campo, riproponendo la fortunata strategia adottata nella finale vinta ai Mondiali del '34. Per il resto, cielo più grigio che azzurro sulla nostra Olimpica di calcio: alcune volte l'Italia rinuncia alla rassegna; altre volte colleziona figuracce come l'incredibile 0-4 a Seoul 88 contro lo Zambia di tal Kalusha Bwalya, autore di una storica tripletta a Tacconi; oppure si presenta favorita con il blocco della nazionale under 21 campione d'Europa in carica, ma non riesce nemmeno a salire sul podio. Tirando le (magre) somme, oltre alle due medaglie di bronzo acciuffate nel 1928 ad Amsterdam (dove conseguiamo il punteggio più largo nella storia azzurra, vittoria per 11-3 contro l'Egitto nella finale del terzo posto) e quattro anni fa ad Atene (dove in semifinale l'Argentina dà una lezione di calcio agli uomini di Claudio Gentile per 3-1), c'è poca gloria per l'Olimpica azzurra di calcio. Ma il tifo no: quello, a partire dal debutto contro l'Honduras, non deve mancare. Perchè è pur sempre la nostra Nazionale Italiana.

(srv All Sport News del 6 agosto 08)

Per chi non si accontenta

"Rafael Van Der Vart es la primera y unica incorporacion de este ano". Tradotto: con l'arrivo di Van Der Vaart si chiude la campagna acquisti del Real Madrid. E allora si capisce perché la parola "unica" pronunciata dal presidente Calderon viene spruzzata di fischi da parte dei 4000 tifosi accorsi al Bernabeu per la presentazione ufficiale del fantasista prelevato dall'Amburgo: va bene il 25enne nazionale olandese (inseguito da diversi grandi club europei, tra cui la Juve nell'inverno scorso), ma i sostenitori blancos avrebbero voluto udire anche l'annuncio dell'arrivo del mister muscolo portoghese, che sarebbe il ventesimo acquisto della gestione Calderon. In attesa che l'operazione-Ronaldo si sblocchi, parla l'acquisto numero 19, che al Real raggiunge il suo connazionale Sneijder: "Ho parlato molto con lui, mi ha sempre detto che qui si trova benissimo e io sono onorato di poter giocare in uno squadrone come il Real Madrid. Problemi di lingua? Datemi due mesi e vi rilascerò le interviste in spagnolo". Qualche parolina già la mastica, ma oltre che l'idioma, Van Der Vaart dovrà imparare in fretta anche e soprattutto come funziona il calcio spagnolo, a partire da quello sarà il suo rivale principale, il Barcellona, che in questi giorni è a New York per una tournee di beneficienza. Tra i blaugrana manca Messi, volato con l'Olimpica argentina per i Giochi. E, tranne il presidente Laporta, tutti sono schierati dalla parte del compagno Leo, come spiega Gudjohnsen: "Noi siamo contenti che sia partito. Sappiamo quanto sia importante per noi e perciò attendiamo impazienti il suo ritorno, ovviamente gli auguriamo da vincitore". Scendendo in centro-America, Sven Goran Eriksson, nuovo ct del Messico, scalda i motori ai suoi in vista del debutto del 20 agosto contro l'Honduras per la prima delle qualificazioni ai Mondiali sudafricani. Nel gruppo B ci anche sono Canada e Jamaica. Ma Eriksson non teme insidie: "I miei giocatori sanno benissimo cosa voglio da loro: andare in Sudafrica da protagonisti".

(srv All Sport News del 6 agosto 08)

lunedì 4 agosto 2008

Magie tattiche

Adesso non ci dicano che non conta l'allenatore, che non conta il modulo, ma che contano solo i giocatori in campo. Eh no, adesso, proprio adesso che le squadre di serie A stanno dando, come mai accaduto prima, un peso notevole, quasi totale, alle volontà del proprio stratega chiamato a dirigere i suoi dalla panca, proprio non ci vogliamo credere. Non ci crediamo perchè, sotto sotto, tutto si sviluppa secondo quel canovaccio che per gli allenatori fa rima con modulo: Herrera e Sacchi hanno dimostrato, seppur in due epoche distinte, come sia proprio il modulo a dare un'impronta indelebile (e vincente) alla squadra. Impronte che spesso vengono da terre lontane e meno blasonate: il 3-4-3 d'assalto proviene da Udine, dove Zaccheroni, durante la stagione '97-'98, esaltò le doti realizzative di Bierhoff, con Poggi e Amoroso sugli esterni a sfornagli cross caldi caldi che nemmeno la più fragrante briosche a colazione. Lo Zac, per non parlare di un altro allenatore avanti tutta come Zeman: due esempi di un calcio spregiudicato, che vola sulle ali. Le ali di cui va ghiotto Mourinho: preso Mancini, trattenuto Figo, da tempo Mou vuole Quaresma, che andrebbe a completare il tridente offensivo del 4-3-3. Se volere è volare, la fantasia non ha confini: con l'arrivo di Ronaldinho, Ancelotti si trova a gestire un esubero di fantasisti, come gli accadde nell'estate 2002, quando in un sol colpo Galliani gli regalò Seedorf e Rivaldo: Carletto arretrò Pirlo in mediana e ancora oggi l'albero di Natale, l'adorato 4-3-2-1, non conosce stagione. Ranieri tira dritto col pragmatico 4-4-2, anche se che con Amauri, Trezeguet, Iaquinta e Del Piero, tutti eccitati, l'ipotesi-tridente è lì dietro l'angolo. Dietro l'angolo e con piacevole stupore, Prandelli si è trovato Jovetic, che a Firenze accostano a Cocciante per il look e a Roby Baggio per i tocchi con la palla, così che con Mutu là davanti il serbo non sfigurerebbe affatto. E con loro tornerebbe a fare bella figura Gilardino. Spalletti, invece, ancora non se la sente di sbandierare il suo credo tattico: per ora c'è sempre Totti unica punta, aspettando che uno tra i vari Julio Bapista, David Silva e Malouda si decida a far visita alle bellezze di Roma, ma non come turista. Insomma, sono i giocatori ad andare in campo ma è l'allenatore a spedirceli. Mica però allo sbaraglio.

(srv All Sport News del 4 agosto 08)

domenica 3 agosto 2008

Non pensiamoci

A dare i numeri il presidente del Coni Gianni Petrucci non ci sta. O magari sì, l'importante però è che questi numeri non siano precisi come quelli calcolati con minuzia certosina dalle proiezioni olimpiche in stile exit-poll elettorali, che ci attribuirebbero la bellezza di 44 medaglie, di cui 10 d'oro. Petrucci invece, tra lo scaramantico e il fiducioso, parla in modo più vago di 25-30 medaglie. E se proprio bisogna fare i pignoli, ne azzarda 27. Ma - sottolinea il numero uno del Coni - è più importante la qualità della quantità, e soprattutto vedere in quanti sport riusciremo a salire sul podio. Allora non ci resta che affidarci (e c'è l'imbarazzo della scelta) ai nostri campioni di spicco: dal ciclista Paolo Bettini al maratoneta Stefano Baldini; da Montano, la Vezzali e la Granbassi nella scherma a Magnini, la Pellegrini e la Filippi nel nuoto, passando per la baby ginnasta Vanessa Ferrari, la nostra mascotte vincente. Con gente così c'è da essere ottimisti. Senza dare i numeri.

(srv TG5 notte/mattina del 3 agosto 08)

Chi fa per sè

Stavolta non c'è bisogno di Gattuso: battuto il Milan 1-0 grazie al clamoroso autogol del centrocampista rossonero, nella finale del Russian Railways Cup il Siviglia fa tutto da solo e batte anche il Lokomotiv padrone di casa: 3-0 e Trofeo di Mosca a Maresca e compagnia. Una bella compagnia quella guidata dall'allenatore Jimenez, affiatata e spietata: nemmeno il tempo per asciugarsi la fronte dalla pioggia incessante, infatti, che al 3' minuto Romaric devia di testa un corner di Chevanton e porta in vantaggio i suoi. Dopo un'occasione del Lokomtiv col georgiano Mujiri (diagonale che solletica il secondo palo), al 23' sale in cattedra Diego Capel: il tornante (che in Spagna già accostano a Reyes dell'Atletico Madrid) accelera, frena e dalla sinistra crossa per Konè che con la pelata piega Pelizzoli per il 2-0. Nella ripresa, dopo il palo stampato dal Lokomtiv con Micenkof, ancora Capel, scatenato, se ne va a briglie sciolte sulla corsia mancina e mette in mezzo un cross che Chevanton non spreca: di piattone, l'ex di Lecce e Monaco fissa il risultato sul 3-0. In versione "chi fa per sè fa per tre" il Siviglia batte il Lokomtiv, vince il Trofeo di Mosca, ma non dimentica di ringraziare Gattuso.

(srv All Sport News del 3 agosto 08)

sabato 2 agosto 2008

Gentile vendetta

Avrebbe venduto l'anima al diavolo pur di sfidare il suo passato. Ma a pochi giorni della gara decisiva del 19 maggio con l'Inter (ultimo turno di campionato), Hector Cuper viene cacciato dal presidente del Parma Ghirardi, che poche settimane prima lo aveva arruolato per compiere il miracolo salvezza (miracolo che, puntualmente, non avviene). Ma se il patron gialloblù non gli ha permesso di prendersi la rivincita contro quei colori nerazzurri che ha guidato per 2 anni e mezzo, a regalargli questa opportunità sarà, curiosamente, una Nazionale: Hector Cuper è il nuovo ct della Georgia e il 10 settembre prossimo, per la prima delle qualificazioni mondiali, incontrerà l'Italia, la nuova Italia di Marcello Lippi, quel Lippi che il 5 maggio 2002 era allenatore della Juve e che a Udine (mentre l'Inter si suicidava a Roma contro la Lazio), passava 2-0 e vinceva lo scudetto. Inoltre, Italia-Georgia si giocherà proprio Udine: ironia della sorte. E siamo certi che Cuper andrà a stringere la mano a Lippi, come minimo, talmente è educato. Lo sa bene il patron del Betis Siviglia Pepe Leon, che lo ha definito "Il Gentiluomo" per le sue buone maniere. Ma puoi essere cortese finché vuoi che, nel calcio tanto garbo serve ben poco a vincere: Cuper (alla guida del Betis la scorsa stagione) racimola solamente 11 punti in 14 partite della Liga e il patron biancoverde (che dall'allenatore argentino si sarebbe aspettato meno educazione e più vittorie) il 12 dicembre gli dà il benservito. Cuper torna poi in Italia a maggio, per la breve e sfortunata esperienza col Parma. L'ex allenatore di Maiorca, Valencia, Inter e appunto Parma è diventato più famoso di Napoleone per via di quell'apocalittico 5 maggio: il gentiluomo non aspetta altro che il 10 settembre per stringere la mano a Lippi. Ma stavolta da vincitore.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 2 agosto 08)

Riassumendo

Riassunto dell'ultimo capitolo della Ronaldissea. Sulla rotta verso Madrid, il protagonista Cristiano Ronaldo perde il suo miglior alleato ma anche il suo miglior nemico, così che il vento contrario dei giorni passati d'un tratto diventa favorevole, e il fustaccione portoghese può raggiungere la sua nuova isola felice in meno di una settimana. L'alleato era il presidente della Fifa Blatter che, dopo aver difeso Ronaldo e tutti quei giocatori che come lui sarebbero schiavi dei contratti esosi offerti dai club, ora dichiara che nella faccenda Ronaldo-Manchester-Real non vuole più metterci il becco. Il miglior nemico era l'allenatore dei Red Devils Ferguson, che se fino a ieri prometteva di ostruire con le maniere forti la partenza dell'attaccante (minacciandolo persino di tenerlo in panca per tutta la stagione che verrà), oggi (come riporta quotidiano spagnolo AS edizione on-line), comincia ad arrendersi all'immagine di un Ronaldo vestito di blanco. Col Real il portoghese ha già raggiunto un accordo preliminare che, in parole povere, dice così: se non ci fai il tuo autografo sul contratto (quinquennale da 7 milioni di euro a stagione), ci paghi 15 milioni di multa. La Ronaldissea è ormai al capitolo finale.
Riassunto dell'epopea Thuram, giunta invece già ai titoli di coda. Il mondo del calcio è come una famiglia per l'ex difensore di Monaco Parma Juventus e Barcellona e primatista di presenze con la Nazionale francese (142) con cui ha vinto la Coppa del Mondo nel '98 e la Coppa 'Europa nel 2000. Ma la sua famiglia, quella vera, è ben altra cosa, e gli ha chiesto di smettere col pallone dopo l'ipertrofia al cuore rilevata dalla visita medica di giugno, ultimo step prima della firma col Paris Saint Germain, di cui avrebbe voluto diventare il nuovo Maldini. Il fratello Antonio fu stroncato da un infarto nel '94 in un campo di basket, Lilian ribadisce però che non si tratta di malattia genetica. Ma forse la sua famiglia ha comunque ragione: per non rischiare, meglio chiudere qui l'epopea Thuram.


(srv Studiosport e All Sport News del 2 agosto 08)

venerdì 1 agosto 2008

Urna dolce urna

Che sia in Slovacchia o in Finlandia, se non si tratterà di una spensierata gitarella agostana poco ci manca: l'urna di Nyon ha offerto alla Juventus un sorteggio amico, molto amico. Ovvio che Claudio Ranieri inviti i suoi alla prudenza e al rispetto dell'avversario, il cui nome sarà reso noto al termine della sfida di ritorno del secondo preliminare di Champions: la sfida è tra i finlandesi del Tampere United e gli slovacchi dell'Artmedia Bratislava. Molto probabilmente la Juve se la vedrà con l'Artmedia, capace all'andata d'imporsi 3-1 in Scandinavia e ultimo ostacolo per i bianconeri prima del ritorno in Champions. Sorteggio amico, appunto, tenendo conto di un paio di accoppiamenti a dir poco infuocati (vedi Schalke 04-Atletico Madrid e Galatasaray-Steaua Bucarest). L'unica preoccupazione semmai è quella di affrontare avversari piu' avanti nella preparazione: l'Artmedia, possibile rivale quindi il 12 o 13 agosto a Torino per la sfida di andata, ha già disputato due gare di campionato. Poco importa: una Juve che in attacco può puntare su gente come Del Piero, Amauri, Trezeguet e Iaquinta e soprattutto su una voglia matta di riprendere il discorso Champions interrotto due anni fa dalle sentenze di Calciopoli, va sul sicuro. Anche perchè gli avversari veri, quelli da caratura Champions, sono ben altri. A partire dall'Arsenal, che la Juve affronterà nella prima amichevole della tournee londinese (a seguire i match con l'Amburgo e, dulcis in fundo, coi campioni d'Europa e di Inghilterra del Manchester). Quell'Arsenal che nel marzo 2006 eliminò la Juventus allora guidata da Capello (2-0 agli Emirates Stadium e 0-0 al Delle Alpi), per l'ultima apparizione bianconera nella massima competizione europea. Quell'Arsenal da cui riprendere il discorso Champions. Contro i Gunners Ranieri è intenzionato a riproporre la coppia offensiva di Dortmund Amauri-Iaquinta, con Del Piero e Trezeguet pronti ad entrare nella ripresa. Sulla fascia destra, Marchionni (in rete anche lui venerdì scorso) è favorito su Camoranesi, ancora non in piena forma. Salihamidzic e Cristiano Zanetti continuano a lavorare a parte.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 1 agosto 08)

Patente di campione

Immaginate Balotelli e Paloschi a colloquio con Pablo Picasso e scoprirete che i due giovanotti di Inter e Milan, classe 1990, hanno una filosofia di vita esattamente opposta a quella dell'artista spagnolo: se il maestro della pittura del XX secolo sosteneva che "per diventare giovani ci si mette molto tempo", gente come Balotelli e Paloschi, gente del XXI secolo, per diventare giovani (e in gamba) di tempo ce ne hanno messo anche fin troppo poco. Prendete l'attaccante interista che, a sole 72 ore dal suo esordio in serie A, il 19 dicembre scorso contro la Reggina centra la sua prima doppietta. Oppure prendete l'attaccante milanista, che gettato nella mischia da Ancelotti contro il Siena, a nemmeno 20 secondi dal suo ingresso tramuta il primo pallone palpato in A in un fulmine che secca Manninger e regala una vittoria insperata ai rossoneri. E Scusate se oltre Balotelli e Paloschi, 18 anni compiuti da pochi mesi, in Italia ci sono altri neo-maggiorenni che, dopo la patente, ora hanno fretta di lasciare la Primavera e prendere la licenza del campione. Vedi Davide Santon, difensore della primavera dell'Inter (lui la classe 90 l'ha sfiorata per un paio di giorni - è nato il 2 gennaio 1991) che nella prima uscita stagionale contro gli arabi dell'Al-Hilal sgroppava sulla destra come un pony e che (Maicon avvisato, mezzo salvato) Mourinho vede tra due anni come uno dei terzino più forti d'Italia. Vedi i centrocampisti juventini Fausto Rossi (scoperto da Ciro Ferrara) e Albin Ekdal (svedese, 19 anni compiuti 4 giorni fa) che al Trofeo Tim giostravano in mezzo come due veterani. Vedi l'attaccante della Lazio Ettore Mendicino (nel quale Delio Rossi ripone molta fiducia) e il fantasista del Siena Forestieri, italiano di origine argentina, un oriundo che presto potrebbe seguire le orme di Camoranesi in Nazionale. Tenete d'occhio questi palloncini d'oro: sono giovani, bravi e non perdono tempo.

(srv Studiosport - edizione 13 e All Sport News del 1 agosto 08)

giovedì 31 luglio 2008

Messi benissimo

E' talmente minuscolo e modesto che gli applausi sinceri dei 40mila presenti al Franchi sembravano soffocarlo ed intimidirlo. Ma a standing-ovation come quella ricevuta a Firenze, in realtà, Leo Messi ci è abituato, coccolato com'è dal suo amato Camp Nou che non dimentica mai di deliziare con le sue giocate. Giocate identiche a quelle sfoderate con mostruosa disinvoltura contro la Fiorentina, con i difensori viola che rimanevano come incantati dai movimenti sinuosi della Pulce, che faceva un po' ciò che voleva: dribbling che più stretti non si può, passaggi geometrici da teorema di Euclide, tiri imprevedibili che nemmeno il coltello scagliato da Diabolik nell'oscurità della notte. Insomma, roba che si vede solo alla Playstation. Roba che tutti vogliono vedere anche in Cina. E così sia. Liberato finalmente dalla Fifa, il genietto argentino sta per raggiungere la sua Nazionale alle Olimpiadi, alla faccia del suo presidente Laporta, il cui ricorso al Tribunale Arbitrale Sportivo di Losanna (grazie all'intervento del giudice Fifa Slim Aloulou incaricato di risolvere la grana tra Barcellona e Argentina) dovrebbe perdere d'efficacia visti i precedenti con il Werder per Diego e lo Schalke per Rafinha. Prima di salpare per Pechino scortato da Pepe Costa, uno degli aiutanti del tecnico del Barsa, Guardiola, che lo controllerà da vicino in Cina, la Pulce ci teneva a dire a Firenze e al mondo intero che uno come lui, a far faville solo in delle innocue amichevoli estive, è sprecato. E che roba come questa merita il palcoscenico olimpico. Magari da dividere con l'amico ed ex compagno Ronaldinho, che con la Seleson sta tornando quello vero, quello che vinse nel 2005 il Pallone d'oro e che sogna di regalare magie in rossonero. Il Brasile di Dunga giocherà tra poche ore contro il Vietnam, ultimo test prima dei Giochi pechinesi.

(srv Studiosport - edizione notte e All Sport News del 31 luglio 08)

Ferrari, si riparte

Matteo Ferrari ha i colori neroazzurri nel destino. Una dozzina di anni fa fu proprio l'Inter a rapirlo da Ferrara, dove Matteo a soli 16 anni pilotava con destrezza la difesa della Spal in serie B. Dopo un anno di svezzamento nel settore giovanile, l'Inter lo gira in prestito al Genoa, al Lecce e infine, qualche chilometro più a nord, al Bari. Nel capoluogo pugliese, questo fustacchione alla Carlton Mayers (italiano di madre guineana ma nato in Algeria) sfoggia tutto il suo repertorio di fantastico baluardo difensivo tanto da meritarsi un posto fisso nella Nazionale Under 21 con cui vince l'Europeo 2000 sotto la guida di Marco Tardelli, che in quell'estate, diventato allenatore dell'Inter, convince il presidente Moratti a puntare su di lui. Ma a San Siro la musica non è la stessa del San Nicola di Bari o dei campi europei solcati coi compagni azzurrini: Ferrari racimola sì o no una ventina di presenze dimostrando di non essere all'altezza e, insieme al suo mentore Tardelli, viene travolto 6-0 dal Milan nel clamoroso derby del 11 maggio 2001. Da lì, l'addio all'Inter e il trasferimento a Parma, dove rinasce: nell'estate 2004 Trapattoni, ct della Nazionale Maggiore, se lo porta con sè agli Europei 2004 in Portogallo, mentre i Sensi lo conducono a Roma. Ma coi giallorossi ricomincia l'incubo: errori imbarazzanti, scarsa sicurezza e la curva che gli ulula ai timpani. Così viene mandato in prestito un anno all'Everton. Finita l'esperienza non esaltante in Inghilterra, torna alla Roma, ma Matteo fa più clamore per la sua relazione con la bella Aida Yespica piuttosto che con le sue prestazioni in campo. Ora però basta coi gossip: Ferrari ha voglia di dare (ottime) notizie dal campo.

(srv Calciomercato del 31 luglio 08)

Croce rossa

Josè Mourinho, in gioventù modesto difensore centrale, si è proposto e soprattutto ha proposto di rilanciare il suo vice, Beppe Baresi, un pezzo grosso della retroguardia interista anni 80, nonostante abbia 50 primavere sulle spalle. Un po' troppe per essere schierato al centro di una difesa corrosa dagli infortuni e ricca di punti interrogativi a meno di un mese dalla Supercoppa. E allora, bando alla battuta post-Trofeo Tim) dello Special One che citava Baresi come ultimo baluardo da mettere laddietro insieme a Burdisso (che la società mette al riparo dagli assalti della Fiorentina), l'Inter conta col dito indice gli unici due superstiti - su sei teoricamente a disposizione - del settore centrale della difesa, ovvero Rivas (tra l'altro affaticato) e lo stesso Burdisso, l'unico veramente sano, che però - causa squalifica - salterà la prima di Champions. Ed è emergenza. Dopo un contatto involontario con Viera su azione di corner in Inter-Juve del Tim, la diagnosi dell'infortunio di Marco Materazzi suona esattamente così: stiramento di primo grado del muscolo semimimembranoso della coscia sinistra. Per farla breve: minimo un mese di stop. Pronto (se i miracoli esistono) per la prima di campionato Ivan Ramiro Cordoba, operato al crociato anteriore del ginocchio sinistro andato in tilt a Liverpool nell'andata degli ottavi di Champions League a febbraio. Arruolabili non prima dell'inizio della stagione che conta pure Walter Samuel (che sta recuperando dopo l'intervento al ginocchio ma alle prese ora con una simpatica tendinopatia che ne rallenta il recupero) e Christian Chivu (che comincia a lavorare domani dopo aver saltato tutto il ritiro di Riscone per l'operazione alla spalla). A estremi rimedi Mourinho pensa all'arretramento in poppa di Cambiasso, l'unico centrocampista in grado di prestarsi alla difesa, che però, tanto per cambiare, al Tim è uscito anzitempo per qualche fastidio alla coscia. Note stonate dall'infermeria, quindi. E certi dischi amarcord sono troppo impolverati per poter essere riproposti.

(srv Seria A News del 31 luglio 08)

mercoledì 30 luglio 2008

Non fare lo snob

Se l'andazzo è questo, va a finire che sulla corsia mancina ci si piazza direttamente Spalletti: dopo i "grazie ma non m'interessa" da parte di Julio Baptista, di Malouda, ma soprattutto dopo il tiraemolla-Mutu che alla fine ha mollato la presa giallorosa ed è rimasto a Firenze, la Roma è alla disperata ricerca di un attaccante in grado di farsi largo sulla sinistra. Da qualche giorno il ds Pradè fa la corte a Ibrahim Afellay, centrocampista offensivo del Psv Eindhoven. Valutazione: 15 milioni di euro. Un po' troppi per i Sensi, che sperano in uno sconto. Aspettando un segnale dall'Olanda, a Trigoria c'è un attaccante che non fa lo snob: è Stefano Okaka, 19enne di origine nigeriana e nazionale Italia Under 19, che non andrà a Bologna ma rinnoverà il suo legame con la Roma fino al 2012. Per lui garantisce Francesco Rocca, ct dei baby azzurri. Alla Roma non dispiacciono neanche Cissè dell'Olimpique Marsiglia, Menez del Monaco e David Silva del Valencia. Aquilani invece è lusingato dai complimenti di Mourinho che lo definisce fortissimo e il pensierino neroazzurro (lo aspetterebbero 3,7 milioni all'anno) ce lo fa eccome. C'è anche la Juve alla finestra e si parla di un pesante disagio del centrocampista nella capitale.
L'appetito vien mangiando. Così la Reggina, preso Bernardo Corradi dal Manchester City, punta su Papa Waigo della Fiorentina (considerato la spalla ideale del centravanti senese) e tratta col Parma uno scambio Vigiani-Parravicini più l'acquisto di Marco Rossi.
Il presidente del Torino Urbano Cairo dopo aver perso Paloschi, ha deciso di puntare su un giovane che segue da tempo, Pozzi dell'Empoli. Che però non lo sgancia a meno di 7 milioni di euro.


(srv Studiosport e All Sport News del 30 luglio 08)

martedì 29 luglio 2008

Non muoverti

David Trezeguet resta alla Juve. Figuriamoci dopo il suo ritorno al gol ieri al Trofeo Tim. Il presidente della Juventus Cobolli Gigli mette la riparo l'attaccante francese dagli assalti del Barcellona, in visita stasera a Firenze non tanto per giocarsi l'amichevole con i viola quanto per proseguire ancor più da vicino il corteggiamento alla punta bianconera, con 30 milioni di euro cash pronti per essere estratti dal taschino. Una cifra che in realtà ai bianconeri farebbe comodo per pigliarsi in un sol colpo il degno sostituto di un Trezeguet col muso lungo dopo l'arrivo prepotente di Amauri e un centrocampista di qualità da affiancare a Poulsen.
Dopo l'infortunio di Materazzi, l'Inter si tiene stretto Burdisso, autore del primo gol dell'era Mourinho. Ma per il difensore argentino fa pressione la Fiorentina: l'offerta si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Va bene Muntari, ma i neroazzurri sperano ancora in Quaresma: 17 milioni più Pelè è quanto messo sul piatto da Branca, ma il Porto fa orecchie da mercante.
In casa Milan, dopo Ronaldihno, potrebbe arrivare un altro sudamericano: è l'uruguayano Tabarè Viudez, talentuoso centrocampista del Defensor Sporting di Montevideo e Nazionale Under 20, che secodno il presidente del Defensor Fernando Sobral sarà in Italia nelle prossime ore per sostenere le visite mediche con il club di via Turati.
Bernardo Corradi è un giocatore della Reggina. L'accordo è stato raggiunto con il Manchester City: l'attaccante ha risolto il contratto con gli inglesi e ha firmato per una stagione con gli amaranto a titolo definitivo.


(srv All Sport News del 30 luglio 08)

Trofeo Tim Story

C'è chi in spiaggia si porta il romanzo-mattone da cinquecento pagine, c'è chi vuole fare prima e dello stesso romanzo si legge il bigino. Ecco, i calciofili che non hanno la pazienza di aspettare fino all'ultima settimana di agosto si godono puntualmente ogni estate il Trofeo Tim, che riassume in una sola notte il meglio del calcio italiano. Inter, Juventus, Milan: sempre e solo loro, le bellocce della serie A, che da ormai otto anni sfoggiano l'esagerazione di una sessantina di scudetti in questo triangolare diventato una classica fra le amichevoli di precampionato.

Amichevole sì, ma non troppo. Perché poi in realtà ce se le dà di santa ragione. Osservate cosa accadeva nell'agosto 2002: Davids e Contra se ne fregano della censura e in Milan-Juve del Trofeo Tim-seconda edizione (vinta dall'Inter di Cuper, reduce dal fatale 5 maggio) scambiano lo stadio Nereo Rocco di Trieste per un ring che nemmeno il Tyson sceso dal letto col piede sbagliato. Questo è un esempio, il più eclatante e il più deplorevole, ma quando hai di fronte le tue eterne rivali non c'è amichevole che tenga. Ed è pure l'occasione per convincere l'allenatore a puntare su di te non appena si farà sul serio. Peccato che certe promesse se ne vadano in letargo a settembre.

Vedi un certo Christian Vieri che, appena passato dall'Inter al Milan, nel Tim 2005 (disputato ancora a Trieste) mette a segno ben due rigori (il primo annullato) contro la Juve di Capello, l'esatta metà delle reti che collezionerà in rossonero. Come dire, le amichevoli servono anche per rimpilzare il bottino. Oppure, sempre in casa rossonera, vedi un certo Fatih Therim che, arrivato da Istanbul con la fama di Imperatore, vince la prima edizione del Tim ma a gennaio, dopo una serie di prestazioni deludenti in campionato, viene rispedito con le orecchie basse in Turchia. O ancora (stavolta Inter parlando) Oba Oba Martins, che nel 2003 a suon di capriole regala il trofeo ma non altrettante gioie a Cuper durante la stagione che conta.

Il Tim mantiene fin ora il prefisso di Milano: 5 edizioni (4 consecutive) ai nerazzurri, 2 ai rossoneri. La Juve è ancora all'asciutto, battuta lo scorso 14 agosto a San Siro dall'Inter di Mancini ai rigori e dal Milan di Ancelotti con il gol di Gilardino. Uno che quella sera sembrava divorare l'erba. Uno che poi, nonostante una decina di gol messi in fienile, nell'erba gelida dell'inverno milanese si è smarrito ed è andato a cercare fortuna da Prandelli a Firenze. Insomma, se aprite il bigino "Trofeo Tim" ci troverete il meglio del calcio italiano. Per le previsioni sul campionato che verrà, invece, leggetevi un manuale di chiromanzia.


(srv All Sport News del 29 luglio 08)

Prefisso 02

Squillino le trombe: stasera al Trofeo Tim, sfilano come accade da ormai otto estati le bellocce del calcio italiano. Quelle che, accompagnate in passerella dai vari Mancini, Amauri e Kakà, di tirarsela ne hanno ben donde. Ma c'è poco da vantarsi se del campionato fin ora è stato decretato solo il calendario e in estate, si sa, tutti vanno in spiaggia sfoggiando la spilla-scudetto attaccata al costume. Intanto, la bomboniera dell'Olimpico di Torino (che ospita il Tim per la prima volta) conterrà qualcosa di esagerato come una sessantina di titoli nazionali: Inter, Juventus e Milan: il meglio della serie A con un mese d'anticipo. Con quattro anni di ritardo avverrà stasera la stretta di mano tra Ranieri e Mourinho: l'allenatore bianconero faceva in tempo a portare il Chelsea in Champions League che Abramovich, nell'estate 2004, gli diceva grazie tante rimpiazzandolo con lo Special One: al cambio della guardia i due nemmeno si videro. Capita. Non è mai è capitato invece che la Juve uscisse trionfante dal Tim, che mantiene il prefisso di Milano: 2 edizioni al Milan, 5 all'Inter, che il 14 agosto scorso, con Mancini (quello che si pronuncia con la C) in panca, si accaparrava in un sol colpo derby d'Italia e derby della Madonnina. Ancelotti il Tim lo vuole. Perchè sotto sotto si farà sul serio. Chiedete a Contra e a Davids, che nel 2002 scambiarono lo stadio di Trieste per un ring che nemmeno il Tyson sceso dal letto col piede sbagliato. Ma stasera si esige solo sano spettacolo. Quello garantito da Mancini, Amauri e Kakà.

(srv Studiosport - edizione 13 del 29 luglio o8)

lunedì 28 luglio 2008

La leggenda continua

Ci manca solo che tra i requisiti minimi per fare due palleggi in croce sia prevista la laurea in lingue. Ma, in effetti, gli stranieri che militano nelle squadre italiane sono così tanti che per farsi capire in mezzo a questa babele bisognerebbe sapere bene l’inglese come minimo e un paio di idiomi a piacere. La Giba (il sindacato dei giocatori) minaccia uno sciopero dalle convocazioni in Nazionale l’attuale convenzione del 6+6, ovvero il tesseramento di 6 stranieri (4 extracomunitari, 2 comunitari) e 6 italiani. Giba, Federazione Italiana Pallacanestro e Lega di Serie A ne discuteranno il 27 agosto. Preoccupato il presidente del Coni Petrucci, che teme di assistere al primo sciopero azzurro. Preoccuapto il ct Recalcati, che non sa più dove pescare giocatori nostrani. Giocatori sottopagati, che si vedono i colleghi forestieri arrivare in massa, magari pure brocchi, ma ricoperti d'oro dai club. Come sono lontani i tempi in cui quei pochi stranieri ingaggiati (al massimo 2 per squadra) erano dei campioni. Noi un campione, una leggenda del nostro basket anni Settanta, lo abbiamo ritrovato. Disoccupato, si trova nella stessa situazione di molti cestisti italiani. E che se non fosse per un club fondato apposta per lui, col basket non avrebbe più nulla a che fare. Stiamo parlando dell'americano John Fultz, allora detto Cocìs per la capigliatura e la fascia in testa da indiano, che arrivò in Italia nel 1971. Oltre ai tantissimi successi collezionati a Bolognacon la Virtus, ci racconta l'episodio più importante della sua carriera: "Durante le Olimpiadi del '72 noi disputammo la prima partita contro la Russia. Tutti erano convinti che perdessimo, che contro di loro non avessimo scampo, e invece vincemmo con 15 punti di distacco: è stata la più bella partita che feci in vita mia". C'è chi lo vorrebbe clonare, ma lui ha trasmesso il suo DNA al figlio Robert che, dopo aver giocato a Pesaro, il prossimo campionato andrà a Reggio Emilia: "Lui è nel giro della Nazionale, ha partecipato agli Europei. Sta facendo un'ottima carriera: è un grandissimo playmaker, è un genio nel passare la palla".

Guarda il servizio sul sito di Sport Mediaset

(srv Studiosport - edizione notte del 28 luglio 08)